FINE SETTIMANA
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MOTORI - BARCHE

In barca per stare meglio?

Quando si lascia la costa e ci si spinge in mare, anche se di poche miglia, la sensazione di libertà e felicità prende il soppravvento. A terra si lasciano i problemi e i pensieri della vita quotidiana, e per il periodo della navigazione si entra in un’altra dimensione, più bella per chi ha la passione della barca, e più pulita per chi ama vivere circondato dalla natura. Idilliaca per chi vuole vivere il mare, anche solo per fermarsi in rada a prendere il sole. Questo contatto con la natura, che le città ci hanno fatto dimenticare, è fondamentale per abbandonare quel rapporto con la terra che ci lega e ci obbliga a determinate regole. In mare non ci sono semafori, strade obbligate o limiti di velocità, esclusi quelli nei pressi della costa. Ma proprio per questo bisogna navigare con una certa coerenza e con tanto rispetto. Rispetto del mare, delle altre persone che lo stanno vivendo, di noi stessi. Gli incidenti nella nautica sono pochi, e purtroppo proprio quei pochi fanno molto scalpore sulle pagine dei quotidiani d’agosto. Cerchiamo di fare in modo che non accadano, che l’andare per mare sia solo un fatto di piacere e di divertimento. Cerchiamo di navigare godendo appieno di questo elemento che è il mare. Buona navigazione!

La Barca a Vela


"...Pare che l' uomo sia spinto, oltre che dai desideri più elementari, come la voglia di cibo e di affetto, o dalla brama di fama e di ricchezza, anche da una più sottile e misteriosa "sete". Si tratta della sete di consapevolezza, di virtù e conoscenza, o di verità e di assoluto.
Andare in barca a vela sembra aiutare a soddisfare questo bisogno, anche perché la navigazione ci fa vedere il mondo da una prospettiva completamente diversa da quella a cui siamo abituati. Dopo un po' che stai in un posto o in una situazione, ne rimani inevitabilmente contagiato ed assumi qualcuno dei punti di vista correnti che ti sembrano gli unici giusti, e sei pronto a difenderli "a spada tratta". Se invece cambi posto e situazione, muti anche le idee, e ti è più difficile cadere nel fanatismo.
Andare in barca ci aiuta a crescere, perché ci rammenta più spesso la precarietà della vita e ci spinge perciò a cercare cose più durature, più vere. E forse, questa è la strada per scoprire quello "che non muore mai", sempre ammesso che qualche cosa del genere esista davvero ..."



COME FUNZIONA LA VELA

LA BARCA - Il 2,4 mR è stato introdotto in Italia da Marco Turbiglio, velista famoso per genialità e tecnica, ad oggi è composta da 80 imbarcazioni dislocate in ogni parte d' Italia.

L' equipaggio è composto da una sola persona e il timoniere non è seduto sui bordi dell'imbarcazione, ma su un apposito sedile fissato nel pozzetto e rivolto verso prua.

Il timone è comandato da una pedaliera oppure da una leva che lavora orizzontalmente. Il timoniere, quindi, non deve spostarsi fuori bordo per bilanciare la barca sotto raffica, perché lo sbandamento viene compensato dalla zavorra (di circa 180 kg.) posta nella chiglia della barca. Quindi... una volta a bordo, non ci sono problemi nemmeno per persone con disabilità gravi. E nemmeno salire a bordo è un problema.

L' attrezzatura è composta da rotaie e barber per il punto di scotta del fiocco, carrello di scotta per la randa. E' possibile effettuare regolazioni di estrema finezza nella massima tranquillità e l' imbarcazione reagisce con molta sensibilità in tutte le andature. Una vela modernissima, insomma, dalle prestazioni tecniche notevoli, inaffondabile grazie a una massa di polistirolo nascosta attorno al pozzetto, facile da trasportare (basta un carrello) e da mettere in acqua (con una gru di cui sono dotate tutte le darsene).

La prima barca a motore

Questa è la storia del primo motore veloce a combustione interna battezzato dalla Daimler nell’agosto del 1886 nel campo della propulsione di barche per onde di prua. Prima, dunque, di mettere in movimento la carrozza a motore della stessa Daimler.

Un motore che trovò un rapido accesso nel settore marittimo più di quanto non avvenisse con l’ automobile che iniziava a diffondersi con molta esitazione. Non c ’è quindi da meravigliarsi se il lago del castello di Friedrichsruhe a Lauenburg, la sede di famiglia del “Cancelliere di Ferro”, il principe Otto von Bismarck, il 19 giugno 1889 divenne uno scenario di un lieto evento.

Accorso ad unirsi alla cerchia di persone radunata sulla riva, Bismarck assistette estremamente divertito al varo in acqua di una piccola e graziosa lancia chiamata "Marie". La Daimler-Motoren-Gesellschaft si era infatti permessa di donare allo statista una delle prime barche al mondo dotate di motore a combustione in una versione particolarmente personalizzata. La sua appartenenza signorile era segnalata dallo stemma della famiglia applicato al posto della polena sulla prua.

"La nota lancia ‘Marie’ - con ornamenti, cassa protettiva per il motore e balaustre in bronzo, più una particolare tenda da sole di colore bianco e blu ornata con lo stemma di Bismarck” - annotò Paul, il figlio di Gottlieb Daimler, in seguito nelle sue memorie, "venne consegnata a Bismarck come dono del consigliere segreto Max von Duttenhofer da Friedrich Kübler, e presentata al Principe sul lago di Friedrichsruhe e data in custodia da quest’ ultimo nelle mani del suo ispettore forestale Lang!"

Tuttavia, il generoso gesto di Duttenhofer, facoltoso fabbricante di polvere da sparo e dal 1890 membro fondatore della Daimler-Motoren-Gesellschaft, non era stato certamente disinteressato. Contando sul fatto che il Principe avrebbe gradito il dono della "Marie", si prometteva infatti di ricevere una favorevole intercessione presso l’ ammiragliato a favore della nuova motorizzazione per la Marina. In quegli ambienti allora si nutrivano infatti tenaci riserve nei confronti del carburante facilmente infiammabile e si preferiva quindi utilizzare, a parte qualche eccezione, i collaudati sistemi di propulsione a vapore alimentati a carbone o a petrolio.

A Bismarck invece piaceva molto quel mezzo di trasporto marittimo all’avanguardia sui tempi. Quando il protocollo ed il tempo lo permettevano, era facile vederlo piuttosto spesso sulle acque territoriali private del lago, con il “Capitano” Lange al timone e in sottofondo l’ inconfondibile scoppiettio del motore “ad un cavallo”. Bismarck stava seduto su una panca a prua, mentre il “Capitano” Lange era a poppa, con davanti a sé il motore monocilindrico verticale raffreddato ad acqua con accensione a tubo incandescente e carburatore superficiale, chiamato “Pendola” per la sua particolare forma. Con una mano, Lang regolava la velocità, mentre con l’ altra teneva saldamente il timone per mantenere la rotta.

Nel 1922, gli eredi di Bismarck, deceduto nel 1898, restituirono lo storico gioiello alla Daimler-Motoren-Gesellschaft. Da allora, la barca rappresenta uno dei pezzi più importanti del Museo Mercedes-Benz, a testimonianza di una delle prime fondamentali intuizioni di Gottlieb Daimler, ovvero la motorizzazione dei mezzi di trasporto navali. Alcuni anni fa, sulla base dell’ originale e dei documenti ancora in archivio, la "Marie" è stata riprodotta, compresa la targhetta del nome, in modo tanto fedele da poterla scambiare con l’ altra . Durante il viaggio di dimostrazione la giovane "replica" suscitò le stesse emozioni dell’ originale, affascinando gli spettatori come avvenne per Otto von Bismarck a suo tempo.

Con la sua veste smagliante, la barca ha navigato per diverse miglia marine risaltando sullo sfondo di un panorama moderno. Come curiosità storica, la “Marie”, praticamente identica all’ originale, si distingue soltanto per il colore lievemente diverso e la differenza di età di circa cento anni.

Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach intrapresero i primissimi giri di prova con la barca nell’ agosto del 1886 sul fiume Neckar, per poi richiedere già il 9 novembre il brevetto presso l’ Ufficio Brevetti Imperiale per un “Dispositivo di azionamento di un albero portaelica mediante motore a gas o petrolio ". Per aggirare la sfiducia del pubblico e delle autorità nei confronti del motore a benzina, Daimler finse di utilizzare come forza motrice l’ elettricità, a quei tempi agli inizi, fissando ai bordi della barca una serie di isolatori collegati mediante fili. Alla domanda su come facesse la barca a muoversi, pare che egli abbia risposto “con un meccanismo oleoelettrico”: un riferimento scherzoso al consumo di petrolio che in considerazione dei fili e degli isolatori poteva avere un significato leggermente ambiguo, sicuramente anche voluto.

Il 5 novembre 1886, su un giornale apparve la notizia delle prime escursioni segrete sul Neckar: "Negli ultimi tempi, si è vista una barca sul Neckar, occupata da circa otto persone che si faceva strada attraverso i flutti sia contro corrente che a valle ad alta velocità, come mossa da una mano invisibile, suscitando non poca sorpresa tra i passanti. La navicella, dotata di un originale propulsore, è stata costruita dall’ ingegner Daimler!" E ancora: "Alla guida del timone, basta soltanto una lieve spinta della mano per dirigere la barca verso qualsiasi direzione desiderata, accelerando o rallentando la velocità!"
Si dice anche che qualche spettatore abbia seguito la navigazione della barca con una certa delusione, perché, nonostante tutte le profezie malauguranti, non era… saltata in aria.
 






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