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Cina: magliette, stop ai dazi
Dopo l'ok Ue a tetti su alcuni prodotti

Bruxelles mette un tetto all'import di magliette e filati di lino? La Cina risponde dicendo che non ci saranno dazi all'export sulle categorie colpite. Lo ha dichiarato, subito dopo la comunicazione della decisione delle autorità europee, un responsabile del ministero cinese del Commercio.

Venerdì scorso il governo di Pechino aveva annunciato un aumento del 400% in media dei dazi all'esportazione su 74 categorie di prodotti tessili a partire dal primo giugno.

E invece, pare proprio come conseguenza della decisione europea, la retromarcia. "Noi non preleveremo più diritti doganali su ciascuna delle categorie per le quali gli Stati Uniti e l'Unione Europea imporranno formalmente restrizioni" ha dichiarato infatti il responsabile ministeriale parlando sotto copertura di anonimato.

Gli Stati Uniti la settimana scorsa avevano portato da tre a sette il numero delle categorie per cui l'aumento del volume delle importazioni dalla Cina è limitato al livello dell'anno scorso maggiorato del 7,5%. Tale misura è prevista dalle clausole sull'adesione della Cina all'organizzazione mondiale del commercio.

Le esportazioni cinesi di prodotti tessili hanno visto un aumento fenomenale dopo l'abolizione, dal primo gennaio scorso, dei contingenti che regolamentavano il commercio mondiale nel settore.

La Commissione europea, che il 24 aprile ha aperto un'inchiesta di due mesi su nove categorie di prodotti per i quali il mercato dell'Ue è stato fortemente perturbato dall'aumento delle importazioni provenienti dalla Cina, si appresta a rispondere proprio con il contingentamento di due di queste categorie, le t-shirt e i filati di lino.

Cina: ok Ue per limitare l'import
Intervento per magliette e filati lino

L' Unione Europea ha dato il via libera alle misure d' urgenza proposte per limitare l'importazione nel Vecchio Continente di alcuni prodotti cinesi. Nel mirino magliette e filati di lino: come proposto dal commissario al Commercio estero Mandelson, Bruxelles porrà un tetto alla crescita dell'import per questi due settori dopo l'aumento a tre cifre negli ultimi mesi dei prodotti "made in China" arrivati in Europa.
Dopo l'approvazione formale da parte del Comitato, la decisione di lanciare con la Cina una formale consultazione "dovrà ora essere presa dalla Commissione nella riunione di mercoledì prossimo", afferma al riguardo la nota dell'esecutivo europeo.

La Commissione ricorda che il commissario Ue al commercio estero Mandelson, incontrerà martedì il vice ministro, negoziatore speciale per tessile, Gao Hucheng "per discutere più a fondo la possibilità per la Ue e la Cina di raggiungere un accordo su come rispondere all'aumento delle esportazioni cinesi in categorie che preoccupano".

La procedura d'urgenza è stata proposta da Mandelson per magliette e filati di lino, due categorie di prodotti per le quali l'analisi fatta sul livello delle importazioni dalla Cina ha dimostrato "una situazione grave".

La Commissione ha dichiarato nei giorni scorsi di essere pronta aestendere le misure di urgenza ad altri prodotti, se emergessero "fatti e dati precisi" di altrettanta gravità. Bruxelles continua a puntare anche sul dialogo con la Cina e sulla disponibilità delle autorità cinesi a ridurre volontariamente l'export. In questo senso, ha definito "un primo segnale" l'aumento di dazi doganali decisi venerdì scorso da Pechino su 74 prodotti destinati alle esportazioni.

"Sono soddisfatto che l'approccio che ho portato avanti abbia riscosso un ampio sostegno da parte di una schiacciante maggioranza di Paesi", ha detto Mandelson commentando i risultati della riunione del comitato tessile Ue. Tracciando il suo bilancio su questo incontro, il commissario ha sottolineato che "alcuni Paesi hanno manifestato preoccupazione e prudenza sulle misure da me proposte, mentre altri Stati membri vogliono invece che intraprenda anche altre misure". Sintetizzando le opinioni tra gli Stati membri sul modo più o meno forte con cui rispondere a Pechino sul problema del tessile, Mandelson ha sottolineato che tra i Venticinque "c'è in sintesi un'opinione bilanciata" tra due gruppi di Paesi.

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