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ANALISI di Ermanno Filosa


La sfida "per il coraggio!!" di George W. Bush

John F. Kerry
Santo Domingo - Settembre 2004.
Vista da Santo Domingo, la competizione americana assume un tono emblematico e ci coinvolge quasi direttamente, siamo portati a "quasi votare" per l' uno o l' altro. Vista da Roma o Parigi, la lotta elettorale americana sembra una cosa di un altro mondo, tutto appare piu' sbiadito e si colgono solo aspetti di folclore, puramente di colore o di costume. La vicenda, invece, e' seria, di vitale e dicisiva importanza per il futuro assetto del mondo. George W. Bush è un abilissimo giocatore di poker, secondo Mark Steyn, commentatore del Daily Telegraph. Sarà anche vero: la fonte del giornalista britannico è un ex compagno di università del Presidente alla Harvard Business School, che ricorda come il giovane Bush riuscisse con maestria a "costringere gli avversari a puntare forte sulle mani perdenti". È successo, cosi', a John F. Kerry durante la convention democratica, quando l' ex senatore del Massachusetts, invece di incalzare il Presidente in carica sui suoi presunti punti deboli (il dopoguerra in Iraq, i dati contrastanti sulla crescita economica), ha giocato tutte le proprie carte (e sprecato molte ore di prime-time sui network nazionali) con una imbarazzante ricostruzione hollywoodiana dei quattro mesi da lui trascorsi a pattugliare il delta del Mekong a bordo di una swift-boat. Per poi rimanere incomprensibilmente spiazzato quando un gruppo di veterani del Vietnam, ancora imbufaliti per il suo "voltafaccia" pacifista al rientro in patria, hanno sollevato dubbi - alcuni molto documentati - sulla integerrima carriera militare di questo eroe di guerra amico di Jane Fonda e Mark Lane.

Kerry non ha saputo sfruttare l' effetto-convention per far finalmente decollare la propria candidatura alla Casa Bianca, è iniziato a scendere nei sondaggi, dopo essere stato a lungo in testa seppure con un margine esiguo: chi ha avuto spazio e luce in quella convenzione è stata sua moglie e Hillary Clinton, la probabile candidata democrata del 2008 !!. Kerry e' apparso come una banderuola, incerto, con faccia da cavallo pentito. Per il Rasmussen Report, che analizza giorno per giorno il testa a testa elettorale, questa appena trascorsa è stata la peggiore settimana per Kerry dall' inizio di aprile. Dopo 60 milioni di dollari spesi in spot televisivi dalla sinistra radicale per accusare Bush di genocidio paragonandolo a Hitler, è bastato un libro contro Kerry - "Unfit for Command" - per provocare uno spostamento considerevole di consensi (virtuali) registrato dai sondaggisti di Los Angeles Times, Wall Street Journal, Gallup e Time. Senza contare il sorpasso effettuato da Bush negli stati-chiave di Ohio, Pennsylvania, Wisconsin e Florida.

Nella convention repubblicana del Madison Square Garden di New York, il Presidente ha l' occasione di consolidare questo ancora minimo vantaggio, per affrontare l' autunno caldo della campagna elettorale in una posizione di forza. La line-up degli interventi che saranno trasmessi dalle maggiori reti televisive sembra (ed è) costruita per portare dalla parte di Bush quel piccolo numero di indecisi che fino ad oggi non si sono fatti travolgere dall' estrema polarizzazione del quadro politico statunitense. Secondo l' ultimo sondaggio del Los Angeles Times, che certo non può essere accusato di far parte della "right-wing conspiracy" invocata da Hillary Clinton nei giorni del procedimento di impeachment che ha segnato la presidenza del suo focoso marito, questa categoria in via d' estinzione nella politica a stelle e strisce non è affatto soddisfatta della presidenza Bush. Eppure lo preferisce a Kerry con una maggioranza schiacciante (35 per cento contro 10).

Tocca ora a George W. e ai repubblicani, per completare l' opera, completando la sfida per il coraggio e dimostrare che il GOP non è soltanto l' alfiere della destra religiosa e delle comunità rurali conservatrici, ma anche il partito di John McCain, Rudolph Giuliani e Arnold Schwarzenegger. E che Bush è in grado di attirare il consenso di quella minoranza di moderati democratici che non hanno portato il cervello all' ammasso nella fiera ABB (Anybody But Bush) , "tutti tranne Bush" orchestrata per conto di Kerry da un clown come Michael Moore.................. Non vi 'e proprio piu' mondo!!! Come se gli elettori fossero dei bambini e si facessero portate per il naso dalle ridenti manovre dei giocolieri di turno. È proprio vero: Kerry, non ha capito ancora l' America, e l' anima profonda di una cultura che sa essere tenace ed accetta la scommessa per vincere le giuste cause, come la lotta al terrorismo, costi quel che costi. Sembra che Kerry......abbia dimenticato la tragedia disumana delle Torri gemelle. Bush, e la maggioranza degli americani non hanno dimenticato: è tutta qui la differenza tra i due. E non è da poco: sono due culture, due mondi emozionali, due filosofie della vita e dello svolgimento politico della vicenda del Genere Umano opposte.
* Il dott. Ermanno Filosa, vive in Santo Domingo, è Presidente dell' Associazione di italiani " AZZURRI NEL MONDO - FORZA ITALIA", e componente del COM.IT.ES. (COMITATO DEGLI ITALIANI ALL' ESTERO - CIRCOSCRIZIONE CONSOLARE DI SANTO DOMINGO - HAITI - GIAMAICA)
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